Roberto Ginese, il libro vivente dell’Ofs di Puglia al Festival Francescano di Bologna

img_20160924_182126Roberto Ginese 25.10.16  Quando sono stato interpellato per fornire la disponibilità a diventare uno dei libri della biblioteca vivente, allestita nello Stand “Giustizia pace e integrità del Creato,” nel contesto delle tantissime iniziative del Festival Francescano di Bologna, sono rimasto dapprima stupito e quasi imbarazzato, poi riflettendoci, la proposta mi è parsa certamente un po’ stramba, ma alla fine provocatoria e interessante, tanto da accettare.

In pratica, – mi spiegavano gli organizzatori – questa biblioteca, nell’ottica francescana del superamento degli stereotipi e diffidenze, che spesso bloccano i rapporti e le relazioni tra le persone, attraverso la conoscenza e il dialogo, voleva consentire, a chiunque fosse interessato, di prendere in prestito un libro-persona, che rappresentasse un argomento fonte di pregiudizio, e a consultarlo faccia a faccia. A noi libri, il compito di raccontare con semplicità, la nostra storia ed essere disponibili a rispondere alle domande e alle curiosità.

E così eccomi a Bologna nella straordinaria cornice di Piazza Maggiore sotto un gazebo, collocato proprio a fianco di una riproduzione della Porziuncola, che ha rappresentato il cuore dei momenti di spiritualità e di preghiera di tutto il Festival Francescano, con i miei colleghi libri: l’immigrato, il musulmano, l’ebreo, il vegetariano, il gay, il precario, il disabile, il terrone emigrato al nord, il frate, la suora, io: il francescano secolare, in attesa dei visitatori.

A dir la verità, i titoli dei miei amici mi parevano sicuramente più interessanti, per cui ho pensato che sarei rimasto tranquillo sullo scaffale a impolverarmi, invece è stato proprio il mio, il primo libro ad essere chiesto in prestito. L’iniziale, credo scontata, emozione, ha lasciato il posto nel corso della prima e delle seguenti consultazioni alla serenità e alla gioia di poter motivare condividere, verificare e soprattutto confrontare la mie scelte di vita con persone vicine o distanti dalla mia esperienza, senza alcuna pretesa di fare il maestro ma solo con la responsabilità di testimoniare attraverso la mia storia, fatta di luci e ombre, la bellezza e la praticabilità della vocazione francescana vissuta nel tempo attuale. Curiosità, ammirazione, meraviglia ma anche perplessità e spirito di contestazione, ho letto tra le righe di coloro che si sono avvicinati, che ho cercato di interpretare come i rappresentanti delle attese di questa società, nei confronti dell’ideale francescano. In tal senso ho sperimentato con mano quanto siano ancora forti l’interesse e il rispetto che si nutrono nei nostri confronti, che non possono e non devono lasciarci comodi sui divani delle nostre case, ma spingerci a capofitto nel mondo, per non correre il rischio di addomesticare un carisma e la tentazione di tradire una vocazione che ci vogliono presenti tra la gente e capaci di illuminare tutti gli aspetti del mondo in cui viviamo anche quello sociale, politico culturale ed economico. Proprio questa la prospettiva più interessante ed utile che mi porto a casa da questa esperienza particolare e dallo straordinario contesto in cui è avvenuta, cioè il Festival Francescano.

Su questa iniziativa credo sia, infine, necessario spendere qualche parola per provare a comunicarvene la straordinarietà. Per forza o perdono il suo titolo, tre giornate intense dal 23 al 25 settembre , che hanno offerto tantissime  occasioni per approfondire e riflettere sui molteplici significati della parola perdono, così vicina alla nostra spiritualità e al nostro stile di vita, tornata alla ribalta grazie alla scelta di Papa Francesco d’indire il Giubileo straordinario della Misericordia, attraverso il contributo di una cinquantina di relatori e un centinaio di appuntamenti tra spettacoli, workshop, conferenze, momenti di confronto e di preghiera e attività per i più piccoli. Una serie di interventi importanti Don Giovanni Nicolini e Gian Carlo Caselli, Massimo Cacciari, Andrea Riccardi, Bruno Segre. mons. Matteo Maria Zuppi, Adel Jabbar solo per citarne alcuni,  che hanno  messo fuoco e passione tra i visitatori degli stand e scosso finanche una  città come quella di  Bologna, abituata ad eventi e manifestazioni di tal portata, che ha risposto alla grande con una presenza stimata al termine di circa 50.000 persone.

Insomma un appuntamento da non sottovalutare, anzi da inserire nell’agenda di ogni francescano che senta il desiderio di vivere un’esperienza ad ampio respiro di presenza e sensibilizzazione del territorio, come una moderna ed efficace missione.

Cominciamo a pensare a quello del prossimo anno con un tema molto diverso da quello di questa edizione, ma altrettanto invitante, ovvero “Il Futuro”.

Roberto Ginese

Fraternità di Foggia/Pietre Vive

.

Lascia un commento