‘Un mondo nuovo a due passi da qui’. Dialogo tra Figli di Abramo a San Giovanni Rotondo

20100202dialogo_interreligioso_13_zoomMatteo Coco 25.01.15  L’altra sera [08.1.15] a San Giovanni Rotondo è stata scritta una bella pagina per favorire il dialogo interreligioso tra le varie confessioni monoteiste: l’incontro (promosso da più Associazioni culturali) tra cristiani, ebrei e musulmani è stato incoraggiato dal monaco Efrem (Massimo Valentini) di santa Maria di Pulsano, da Yehudah (Pagliara) della Comunità ebraica di Napoli e Rachid (El Messki) Imam della moschea di Foggia i quali hanno riflettuto sull’esperienza che l’uomo affronta durante il cammino di fede in cui si mette in viaggio e in sintonia col suo Dio e, vicendevolmente, col suo prossimo.

Le voci che, dunque, sono risuonate all’interno del Chiostro S. Francesco del Palazzo di città nel comune garganico sono state quelle che hanno rimarcato sì le diversità ma anche e soprattutto i punti di comprensione, amore e pace, rispetto del messaggio di armonia del creato.

Infatti Michele Memeo, teologo che ha moderato il confronto, ha da subito posto l’accento sulla rivelazione di un Dio eterno e dinamico che intima ad Abramo di seguire un percorso di verticalità che non si fossilizza su riti e sacrifici perché, pur essendo le tre tradizioni sorte in tempi e luoghi determinati e determinanti, in tutti i casi l’amore di Dio elimina le differenze… perché l’amore esige il rispetto…

Ecco anche perché, dice Efrem, queste religioni nei documenti fondativi hanno il pellegrinaggio come esercizio ascetico (andare a Gerusalemme significherà, per traslazione, andare verso il luogo del martirio) sulla via e sulla linea di Dio in un viaggio che si completa solo nell’al di là, faccia a faccia con l’Eterno.

Suggestioni e notazioni che sono proseguite con il riferimento di Yehudah all’Uno padrone del Tutto e Signore del mondo creato che non può essere solo aggregazione di atomi e semplice materialità, questo mondo creato con la commutazione (e omologazione anche) delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico (che essendo anche numeri possono avere infinite combinazioni) deve essere un mondo meno materiale proprio perché l’uomo si eleva e deve renderlo tale, uscire da se stesso e andare verso Colui che fa la pace nei cieli e sulla terra, un Dio (HaSchem) che dobbiamo ringraziare quotidianamente per le elargizioni gratuite che disinteressatamente ci fa ogni giorno. E’ a Lui che dobbiamo dimostrare riconoscenza con la nostra fedeltà. Il Nome, ha concluso ad effetto Yehudah, lo possiamo ringraziare intonando il canto della shalom, della pace, perché con la nostra voce e la nostra bocca possiamo lodarlo e, appunto, onorarlo.

E se il commento ebraico è stato tutto di ordine e indirizzo spirituale altrettanto sentito e accorato è stato l’intervento di Rachid il quale, attestando che Allah è l’Unico Dio, ha citato le sure e gli ayāt del Corano che qualificano Dio come misericordioso (al-Rahman) e l’uomo come rispettoso di ogni prossimo e di ogni forma di vita finanche animale.

Sgombrando il campo dal dubbio che l’Islam possa essere una religione contro l’uomo, come in questi giorni a sproposito qualcuno vorrebbe far credere, l’Imam si è soffermato soprattutto sull’uguaglianza tra gli uomini e sulla sottomissione totale a Dio l’Onnipotente, quindi sulla determinazione di non causare mai danno ad alcuna cosa vivente. Un dialogo che, sulle direttrici lungo le quali si è sviluppato, può essere, a mio avviso, condivisibile e partecipato senza esasperare mai i toni e semmai mediando sempre per “costruire nella diversità”.

Alla fine le conclusioni, affidate a Federico Massimo Ceschin – Vice Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, sono state quelle che hanno opportunamente riassunto il tono stesso del dialogo sviluppatosi poiché proprio Ceschin ha inquadrato l’Europa come continente di pace che si sforza di recuperare alcune matrici identitarie per creare vie – ritrovare e ripercorrere quei motivi che, nel Consiglio d’Europa allargato a 49 Paesi, tracciano gli elementi comuni della nostra storia.   Mettersi in cammino è uscire dal consueto e, oggi, la Puglia è strategica per iniziare un cammino d’Abramo verso la terra santa, verso un Oriente dilaniato che ha bisogno urgente di pace proprio in quel Mediterraneo da sempre crocevia di cultura nel quale noi siamo situati.   Ecco perché, in fondo, aspettando altre occasioni come questa o cercando di organizzarle e favorirle, dobbiamo essere e ritrovarci tutti uniti, pur nella diversità che è ricchezza. E se le tre religioni monoteiste per eccellenza, abramitiche, fondano, io credo, la loro speranza nella Parola (o parole) che l’Eterno ci ha donato nei sacri testi (Bibbia, Corano, la perfetta Torah del Creatore) è attraverso di essa/e che dobbiamo pervenire alla Verità, alla Pace vera di cui tutti abbiamo essenzialmente bisogno.

[da L’Osservatore Romano, 11.01.2015]

                                             Matteo Coco

S. Marco in Lamis

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