Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli (1 Gv 3,14)

resurrezione-fra-angelico-1450Remo Di Pinto 14.04.13  Senza la carità non c’è vita! È questa che rende visibile la Resurrezione di Cristo. È l’amore fraterno ad aprirci all’unione con Dio, a donarci vita nuova, fecondità spirituale, rinnovamento continuo, a muovere le pietre che chiudono i nostri sepolcri! La carità fraterna ci aiuta a ricordare la nostra vera identità di figli prediletti di Dio e ci impedisce di smarrire la strada.

Senza l’amore fraterno infatti, siamo costretti a vivere da spaventati, condizionati dalla paura e dal bisogno di dover conquistare gli altri, preoccupati solo di evitare il rifiuto, l’abbandono e la solitudine.

Spesso è la paura, più che la libera scelta, a farci aggrappare a luoghi e persone e a farci cedere a compromessi che possono forse aiutarci a compiacere gli altri, ma ci allontanano dall’amore di Dio.

Senza la carità tutto muore e si inaridisce, emerge la mancanza di entusiasmo, la mediocrità, l’insoddisfazione, l’insofferenza e il desiderio di un altro modello di relazione che spesso percepiamo in noi e nel gruppo dei fratelli che abitiamo.

Nella logica dell’amore fraterno, a iniziare dalle nostre Fraternità, sentiamoci reciprocamente responsabili della felicità dell’altro e aiutiamoci a rendere presente Gesù tra noi, e ad ascoltare la Sua voce che ci dice: “Non temere. Io sono venuto perché tu abbia la vita e l’abbia in abbondanza”.

Molte persone, vedendo i frati sereni nelle tribolazioni, alacri e devoti nella preghiera, non avere né ricevere denaro, coltivare tra loro amore fraterno, da cui si riconosceva che erano veramente discepoli del Signore, impressionate e dispiaciute, venivano da loro, e domandavano scusa delle offese fatte. Essi perdonavano di cuore, dicendo: “Il Signore vi perdoni!”, e davano consigli utili alla loro salvezza.

Anche la nostra famiglia ha bisogno di aprire il proprio sepolcro! L’elezione del nuovo Vescovo di Roma sta favorendo una rinnovata attenzione verso san Francesco e il mondo francescano. È possibile che di qui in avanti si verifichi un notevole risveglio d’interesse verso le proposte spirituali offerte dalla nostra famiglia, dall’Ofs e dalla GiFra in primo luogo; allo stesso modo, dalla famiglia francescana, da ciascuno di noi, si attenderanno gesti e proposte coerenti con i messaggi proposti da questo Pontefice.

Lo Spirito ci fa quindi destinatari di un “dono nel dono”, e ci permette di interrogarci sulla nostra capacità di accogliere e di vivere in sintonia con lo stile di Papa Francesco, per esprimerci come Chiesa in cammino, con disponibilità a rinnovarci e con un linguaggio e una modalità utile a dialogare con la gente di questo tempo. La nostra “lingua”, le nostre strutture, il nostro concetto di Ordine, sono in grado di parlare all’uomo contemporaneo? Siamo capaci di accogliere con cura e tenerezza? Sappiamo perdonare e dare consigli utili per la salvezza? Tante domande che forse ci stavamo già ponendo, alle quali però, ora diventa urgente e necessario dare risposte.

Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro […]. (Lc 24,1). Non può esservi alcun distacco tra i sentimenti che hanno scaldato il nostro cuore mentre eravamo custoditi nel calore dei nostri edifici di culto e nelle nostre Fraternità durante le celebrazioni del triduo pasquale e ciò che nelle stesse ore avveniva a Lampedusa.

C’è un diverso modo di vivere l’attesa, la speranza, ma una sola maniera di darle risposta: l’amore! Il sacrificio di Cristo attende altrettante offerte d’amore da parte dei suoi discepoli e ci chiama a raggiungere le “rive dell’attracco” alle quali giungono i disperati, gli sfiduciati, tutti coloro i quali vivono un triduo pasquale eccessivamente lungo e mai oltre il sabato, in attesa di una Pasqua che attende di realizzarsi da un abbraccio accogliente.

Il Risorto non aveva bisogno di far rotolare la pietra per uscire dal sepolcro, eppure ha offerto questa immagine per dare l’annuncio di salvezza più importante per la storia dell’umanità, per consolare il pianto e la disperazione.

Che nessuno trovi mai la pietra del nostro sepolcro ancora al suo posto! Che nessuno ci trovi mai tiepidi nell’amore ma trasfigurati nella carità, in cammino con lo sguardo rivolto verso la vita! E sarà davvero Pasqua!

Auguri di cuore a voi, alle vostre famiglie e alle vostre Fraternità.

Remo Di Pinto
Ministro nazionale

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