“Membri vivi della Chiesa”, il terzo incontro di formazione con don Luigi Maria Epicoco del 31 marzo

DSC_0687Vincenzo Bini 14.4.19  L’ultimo incontro di formazione regionale per l’anno fraterno 2018/19 è ancora un bagno di affetto e apprezzamento per il relatore Don Luigi Maria Epicoco, che chiude questo suo ‘trittico’ sulla Regola dell’O.F.S. con una stupenda catechesi sull’Art. 8 da lui stesso intitolata ’Membri vivi della Chiesa’. “Non basta essere membri, ma membri vivi”; questo l’incipit con cui il giovane predicatore mesagnese cattura l’attenzione dell’assemblea prima di entrare nel merito dei due punti su cui si incentra la catechesi: il ‘segreto di Gesù’ e il ‘vivere controcorrente’.

A differenza di Giovanni il Battista, che conduce un’esistenza ‘ritirata’, Gesù ‘abita’ il mondo, senza prenderne le distanze, ma esponendosi anzi al giudizio degli uomini che lo definiranno “un mangione e un beone”, uno che frequenta gente poco raccomandabile. Con il suo esempio Gesù ci chiede di essere “lievito e sale”; ma come rispondiamo noi a questo suo invito? Stando in mezzo alla gente o prendendo le distanze dai problemi? Non rientrano certo in quest’ultimo caso i contemplativi, che non scappano dal mondo, ma donano anzi la loro vita per amare il mondo in maniera totale! La fede ci introduce nel cuore del mondo per fermentarlo. Il mondo ci ‘mondanizza’ e noi “che non siamo del mondo ma nel mondo” abbiamo bisogno di un antidoto: somigliare a Gesù, imitarlo, facendoci prossimi a tutti, nella normalità, nella quotidianità. Il segreto di Gesù è la preghiera, l’unico momento in cui si ‘ritira’, va in disparte per entrare in una relazione con Dio, ben sapendo di poter sempre contare su di Lui. Gesù sa di non essere solo! Questo solo sarebbe sufficiente per cambiarci la vita, per sconfiggere la grande menzogna della solitudine. La preghiera ci consente di restare nel mondo senza farci condizionare dal mondo. Ognuno di noi è chiamato a cercare il proprio modo di pregare, foss’anche con piccole giaculatorie, “dardi infuocati”, ma senza resistere alla Sua volontà che è l’unica via per la felicità. Gesù ci insegna ad abbandonare i nostri ‘disegni’, a far spazio tra le nostre paure (come quella della morte) per abbandonarci a “quello che vuoi e come vuoi”, con la stessa libertà con cui Lui ha immolato se stesso per la nostra salvezza. Una vita senza preghiera è una vita senza speranza! Gesù ci insegna a pregare non in maniera disperata ma fiduciosa perché “non c’è preghiera che Dio non ascolta”, sia pure con i suoi tempi e metodi. “Chi chiede ottiene!”. Non dobbiamo quindi aver paura di essere inascoltati: questo ci allontana dalla preghiera. Dobbiamo piuttosto essere insistenti, non dobbiamo demordere perché “il Padre vostro che è nei cieli darà lo Spirito Santo a coloro che lo chiedono”… La preghiera di Gesù però è anche una lotta, come nel Getsemani; ci insegna ad accettare la volontà di Dio, ci cambia tutto! L’amato Don Tonino definisce un buon cristiano un ‘contempl-attivo’, cioè una persona che prega ma che non scappa dal mondo!

Il secondo punto è il “lasciarsi forgiare dalla grazia di Dio… Vivere controcorrente!”. Per farci meglio comprendere questo concetto, Don Luigi ricorre alla recente esortazione di Papa Francesco Gaudete et exultate, in cui il Pontefice spiega come vivere la santità, come lasciar entrare ‘liberamente’ nelle nostre vite la grazia di Dio attraverso la preghiera, i sacramenti e le azioni liturgiche. E lo fa parafrasando le ‘Beatitudini’ che a primo impatto sembrano più una poesia, un po’ come il ‘Cantico delle Creature’ di San Francesco, ma di cui siamo chiamati a “prendere il cuore”:

Beati i poveri in spirito: chiunque ha un bisogno è ‘povero’. Per questo fingiamo di non aver bisogno di niente, che bastiamo a noi stessi, che siamo ‘ricchi’, proprio come ci vuole il mondo. Gesù ci dice invece: “Senza di me non potete fare nulla”. Non possiamo salvarci da soli! Chi accetta questa condizione lo si riconosce perché è pacifico; diversamente sarà un paranoico, sempre arrabbiato.

Beati gli afflitti: non possiamo evitare il pianto e la sofferenza per una persona, ma possiamo sicuramente non abbandonarla alla solitudine. Farci prossimi… Come dice Papa Francesco: “Beati coloro che sanno piangere con chi piange”.

Beati i miti: il mondo incita alla violenza fisica e verbale. Le ‘Beatitudini’ esortano invece alla mitezza; per i cristiani “la forma è sostanza”: un cristiano è sempre amabile, non insulta. La verità va detta, ma nella maniera giusta, non come il demonio che la usa come “brandeggiando una spada”, per distruggere. Giovanni XXIII, il ‘Papa buono’ diceva che essere ‘santo’ gli costava fatica…

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: non possiamo essere indifferenti davanti a qualsiasi forma di ingiustizia. Santo è chi non rimane ‘con le mani in mano’ davanti a un’ingiustizia. Questo è “un imperativo del Vangelo!”. Esempi ne sono Madre Teresa di Calcutta che alla cerimonia per la consegna del premio Nobel per la pace pensò bene di scagliarsi contro l’aborto; una donna affamata di giustizia che dedicò tutta la sua vita alla cura degli ‘scarti’ del mondo. Così come Don Pino Puglisi, che non era un prete antimafia (come fu riduttivamente definito), ma un uomo di Dio sempre pronto a schierarsi contro le ingiustizie fra cui, di conseguenza, anche quelle causate dalla mafia.

Beati i misericordiosi: quelli che sanno perdonare e accogliere l’altro per quello che è, ma che sanno soprattutto lasciarsi perdonare.

Beati i puri di cuore: chi non è puro di cuore è un ‘complessato’. Dobbiamo tornare ad essere semplici in un mondo che sembra quasi divertirsi a complicare tutto. I ‘semplici’ sono persone che vanno all’essenziale, senza perdere tempo, “senza sporcare l’amore!”.

Beati gli operatori di pace: siamo chiamati a ‘buttare acqua sul fuoco’, a smettere di sottolineare il male, a scoprire quello che ci unisce piuttosto che quello che ci divide. “La carità tutto copre, tutto spera e tutto sopporta” (San Paolo). Il demonio divide, amplifica il male. Un cristiano no, unisce! Non ingigantisce i problemi come in un ‘telefono senza fili’.

Beati i perseguitati: chi prende sul serio il Vangelo sarà perseguitato perché si oppone alla logica del mondo. Esiste ancora il martirio ‘rosso’, ma anche quello ‘bianco’: la non accettazione, la gente che mette alla prova la nostra fede. A tutte queste cose non possiamo far altro che rispondere con ‘preghiere di riparazione’.

Solo la preghiera ci consentirà di ‘stare nel mondo’ come lievito e sale. “Vi riconosceranno da come vi amerete”. Chiediamoci, per un buon esame di coscienza, quanto siamo cresciuti nella fede e nell’amore.

“Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”: potremo restare ‘agnelli’ solo fidandoci del Buon Pastore. San Francesco a Gubbio non scappò dal lupo, lo convertì!

Vincenzo Bini

Ministro della Fraternità di Giovinazzo

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 Audio Incontro del 31 marzo 2019

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