La comunione nell’alterità! Il Ministro nazionale scrive nella solennità di Pentecoste

Remo Di Pinto 27.05.12  Fratelli carissimi, Pace a voi! La festa di Pentecoste ci sollecita a divenire testimoni di comunione, e a fare delle nostre Fraternità un segno per l’uma- nità, attraverso la diversità e le differenze che la attraversano. L’alterità è  sorgente di fruttuosa reciprocità e maturazione dell’identità. Il dono dello Spirito, che è alla base della nostra vocazione (cfr Reg. art. 1), caratterizza e forma la nostra specifica identità carismatica. Questa cresce e si consolida in un percorso personale che procede nel tempo e si sviluppa progressivamente, quando interpellata dall’altro, nell’alterità, ad iniziare dal rapporto con Dio, in una dinamica che offre risposte alla domanda fondamentale: “Chi sono io?”.

Il passaggio dall’unità alla comunione, che come Fraternità nazionale percorriamo in questo momento storico, è accoglienza del dono della Pentecoste, e apertura al dono di novità dello Spirito che sconvolge il tentativo fallito nella confusione di Babele. Lo Spirito permette la comunicazione mettendo in comunione Dio e gli uomini, per realizzare la pienezza dell’annuncio pasquale e per testimoniarlo e annunciarlo nella storia e nella compagnia degli uomini. È quindi nella scoperta della nostra identità che realizziamo la comunione, riconoscendoci collocati in un progetto comune che ritroviamo nella nostra Regola.

Lo Spirito ci invita ad accogliere la novità! Cogliere la sollecitazione dello Spirito è certamente faticoso, perché ci provoca a liberarci dai nostri complessi, dal nostro essere chiusi e arroccati sulle nostre sicurezze, dal nostro rifiutare una “conversione permanente” abbandonando i nostri schemi. Opponiamo spesso novità a continuità, quasi che la prima ostacoli la seconda e annulli “ciò che abbiamo acquisito”.

Continuità non significa ripetitività, ma dinamicità consapevole e maturazione dell’esperienza vissuta, sia dolce sia amara…è rinnovamento responsabile e segno di un cammino in atto, segno di vita che avanza. La continuità che spesso invochiamo e tentiamo di difendere a tutti i costi, è in realtà la chiusura al dono dello Spirito e la manifestazione delle nostre paure più intime.

Ciò che ci terrorizza è rompere gli ormeggi e spiegare le vele, per affrontare il mare aperto… quello nel quale conduce lo Spirito! La novità comporta inevitabilmente la stessa sofferenza del parto di una vita umana, dal dolore per il distacco dalla comodità del ventre della mamma, alla fatica della comprensione del proprio io e del senso della propria esistenza…ma è un percorso da affrontare…per crescere!

Abbiamo bisogno di vivere in una costante revisione critica, aperta al “nuovo” come dono di vita, senza la quale moriremmo asfissiati nelle nostre paludi, fatte di paure e di ansie verso tutto ciò che ci appare diverso da ciò che era ieri e che avevamo dato per acquisito. Nei nostri ruoli, nelle posizioni raggiunte, nelle nostre etichette, ci sentiamo minacciati dalle intuizioni e dall’estro di chi non è conforme ad una certa nostra serialità, e che per questo viene visto con diffidenza e scetticismo. Tutt’altro rispetto all’accettazione del pluralismo, al rispetto della molteplicità e al rifiuto degli integralismi cui ci chiama lo Spirito Santo! Tutt’altro rispetto al dono del fratello, all’accoglienza dell’altro come risorsa, per una crescita personale e comunitaria!

Lo Spirito ci invia! Condividiamo con Gesù la stessa vita e lo stesso Spirito e, in questo, siamo abilitati a continuare l’azione di Gesù: “annunciare la buona notizia, fare il bene, guarire quelli che sono sotto il potere del demonio”, perché come Gesù fu consacrato in Spirito Santo, e così abilitato alla missione, altrettanto accade alla Sua Chiesa, a noi, alle nostre Fraternità, nella Pentecoste.

Partecipare alla missione della Chiesa significa esistere per uno scopo al di fuori di se stessi; per noi e le nostre Fraternità è possibile solo come conseguenza di un impegno profondo verso un’altra realtà – il “mio popolo” – piuttosto che essere “la nostra Fraternità”. Il “mio popolo”, non sono soltanto coloro con i quali vivo e che hanno le mie stesse opzioni, ma quelli per i quali la Fraternità è stata creata! In questo senso, nella pienezza del dono della Pentecoste, di fronte alle sofferenze e alle lacerazioni della società, le nostre Fraternità potranno divenire offerta per l’”utilità comune” e segno di speranza per testimoniare che il nostro“non è un mondo che sta morendo, ma un nuovo mondo che sta nascendo”. (Sant’Agostino d’Ippona)

La novità dello Spirito ci trovi ascoltatori attenti, Fraternità in preghiera…come la comunità degli Apostoli, alla scuola di Maria… Vieni Santo Spirito…

Remo Di Pinto
Ministro nazionale Ofs

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