Celebrata a Madrid la Giornata Mondiale della Gioventù. Le emozioni di un giovane Ofs

Michele Turco   Sono partito da giovane terziario per la mia terza Gmg, alla cieca, senza troppi programmi, con lo zaino quasi vuoto, oserei dire; anche se ammetto di aver fatto fatica a far entrare la roba nel borsone da trekking da 45 litri. Son partito solo, ma con la convinzione che avrei certamente trovato molti compagni di strada. La carovana alla quale mi sono unito è stata quella della Gioventù Francescana d’Italia, fatta di tanti gruppetti provenienti da varie Fraternità locali.

Il lungo cammino, durato ben 10 giorni, ha toccato due tappe iniziali, quella di Torino dove si è svolto il GifraEvento con le visite al Cottolengo e al Sermig di Ernesto Oliviero, e quella di Lourdes in Francia dove nella giornata di Ferragosto abbiamo vissuto l’incontro speciale con la Mamma celeste, proprio alla vigilia della GMG.

Il mio fermo-immagine si concentra soprattutto nei tantissimi volti incrociati, ancor di più su quelli delle persone che ho accolto, da cui sono stato accolto e con le quali ho condiviso. Queste giornate mi son servite a chiarire ancora una volta che la mia, quella francescana, è proprio una gran bella famiglia! E devo ammettere che riscoprire questo senso di famiglia fa ogni volta l’effetto della novità, tanto più in una dimensione internazionale di ampissimo respiro. La Gmg di Madrid è stata infatti anche l’occasione per partecipare al Festival della Gioia: nella serata del 17 agosto le Fraternità Ofs e soprattutto Gifra di tutto il mondo si sono riunite insieme per condividere, ballare, ridere e lodare il Signore. L’evento si inseriva nell’ambito delle iniziative legate al Primo Incontro Internazionale della Famiglia francescana, che ha visto l’allestimento nella città di Madrid di un vero e proprio villaggio francescano. Corea, Perù, Etiopia… per citare alcuni Paesi presenti.

Ho finalmente avuto l’opportunità di guardare negli occhi i fratelli e le sorelle di quelle tante Fraternità di cui condividevo solo una gelida amicizia su Facebook, e ho visto la stessa gioia, le stesse speranze, lo stesso Francesco, lo stesso Cristo. Avrei tanto desiderato che le mie Fraternità Ofs e Gifra fossero lì con me, mi domandavo se sarei stato in grado, tornato a casa, di trasmettere tutta quella carica emotiva, lì dove spesso si fa fatica a far passare l’importanza della dimensione di famiglia allargata che va oltre la realtà locale. Credo che, per capire bene chi siamo, il confronto con l’esterno valga molto più di tante rispettabilissime iniziative locali. In questo momento penso ai tanti appelli che i nostri responsabili regionali e nazionali fanno per incoraggiare la partecipazione agli incontri e agli eventi che si organizzano con tanta cura. La crescita del nostro carisma dipende molto da quanto sapremo condividere ciò in cui diciamo di credere: non presenziare a certi eventi sortisce l’effetto di allontanare dalla realtà delle cose, e di contribuire alla nascita di ambiguità, di posizioni troppo personalizzate, qualche volte lontane dallo spirito della Regola.

Il bello di una Gmg è proprio questa possibilità di condivisione a 360 gradi l’esperienza di Fede, che io sintetizzerei come un trovarsi tutti in Cristo per ritrovare Cristo in ognuno di noi. Sì, perché, se da un lato si tocca con mano la dimensione universale della Chiesa, dall’altro si deve fare i conti con la dimensione più intima dell’incontro personale con Cristo. Le provocazioni che derivano possono essere molto eloquenti per la vita di un giovane credente; lo sono state certamente per me che, prima di partire, mi sono ripetuto più volte che in qualche modo dovevo tornare cambiato dall’esperienza che mi accingevo a vivere, altrimenti non sarebbe servita a nulla, non certo per caricare di peso eccessivo ciò che va vissuto anche col leggero e sano divertimento proprio di una vacanza. Ma capite bene che una Gmg resta fondamentalmente un’esperienza di Fede, un’esperienza di Incontro che cambia la vita. Non sono poche le storie di giovani che grazie a questi megaraduni hanno letteralmente sconvolto le loro esistenze trovando la forza di prendere decisioni coraggiose, di rispondere a quelli che io definisco i richiami della vita, quella vera, che implora di essere vissuta a pieno senza sprechi.

È ovvio che in queste riflessioni ci sono anche un po’ le mie ansie, che inevitabilmente mi son portato dietro con la speranza di risolverle, trovando nuove opportunità per vivere un’esistenza più densa di significato. Potrebbe apparire eccessiva l’aspettativa evocata, ma il rischio di rientrare da una Gmg completamente vuoti è alto, soprattutto se si parte senza porsi delle domande. E onestamente io non volevo correrlo.

Pur ritrovando sempre lo stesso inimitabile, inconfondibile profumo delle sue emozioni, delle sue atmosfere, della sua aria, delle sue grida, del suo entusiasmo, della sua fatica, del suo sudore, una Gmg non è mai come la precedente e, quanto a me, posso constatare che parteciparvi da trentenne non è stato come a vent’anni. A cambiare è stato chiaramente l’approccio più consapevole: le attese e le aspettative brillavano di una luce diversa, a differenza dei numerosi giovanissimi incontrati, ai quali confesso di aver guardato con certa nostalgia e invidia, e un po’ troppo dall’alto, quasi certamente per un senso maggiore di responsabilità che ho avvertito nei loro confronti, proprio come avviene nella normalità del quotidiano nei confronti delle mie sorelle; ma questo non mi ha impedito di condividere con loro, di donare e ricevere.

C’era comunque tanto spazio anche per la mia generazione! Mai come in questa Gmg mi sono accorto di quanti più adulti di me vi partecipino, tanti fidanzati mano nella mano a sognare il progetto di una vita insieme, tante famiglie con figli a seguito anche molto piccoli. Forse questa dei bambini è stata per me la novità di questa Gmg: ho ammirato molto il sacrificio, che giudico folle, di certi giovani genitori nell’affrontare un simile evento con le complicazioni connesse, una testimonianza molto edificante per me.

Ciò che di più bello ho portato a casa ha preso corpo e forma proprio nell’incontro con i fratelli con i quali ho passato queste intense giornate. Accogliere, essere accolti e lasciarsi accogliere: queste le parole che mi frullavano in testa e che in qualche modo riassumono le caratteristiche del dono che ho ricevuto. Lo sforzo maggiore, forse anche la fatica, è stata nel mio caso quella di relazionarmi: esser partito solo, senza una compagnia sicura, senza un gruppetto, mi ha costretto a cercare le relazioni. Ho sperimentato che le difficoltà nell’accogliere i fratelli non sempre sono legate alla propria timidezza o alla poca disponibilità, ma anche alla capacità di accoglienza da parte degli altri: vi è una fase attiva e una passiva di accoglienza. Accogliere è significato tante cose per me: cedere il passo alla stanchezza del fratello, aspettare, subire decisioni oggettivamente infelici, offrire dell’acqua quando sapevo di non averne a sufficienza per me, sorvolare su atteggiamenti poco corretti, rendermi conto che alle volte devo essere stato veramente troppo noioso e pignolo, l’aver intuito di essere stato apprezzato e compreso per quello che sono. Quando sperimenti questa consapevolezza si accende una luce in te e capisci che ti sbagli di grosso quando, in preda alla noia e alla tristezza, ti sembra di sentirti tutto sbagliato, l’unico sfigatissimo con determinate difficoltà, in mezzo ai più che vivono con più spensieratezza e in modo meno problematico. Ci si rende conto in fondo che tutti in qualche modo si portano appresso zavorre e paure. Queste forse le barriere più poderose da superare nell’incontro con l’altro.

Papa Benedetto ci ha rassicurati: “Se rimarrete nell’amore di Cristo, radicati nella fede, incontrerete, anche in mezzo a contrarietà e sofferenze, la fonte della gioia e dell’allegria. La fede non si oppone ai vostri ideali più alti, al contrario li eleva e li perfeziona”. Nella forza incoraggiante di queste parole posso collocare il cuore dalla mia Gmg: tante conferme, diverse smentite, grande conforto, molta luce.

Michele Turco  Fraternità San Giovanni Rotondo

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