Maria Crocifissa del Divino Amore (al secolo Maria Gargani) prima figlia spirituale di P. Pio Beata

Madre-Maria-Crocifissa-al-secolo-Maria-Gargani-475x700Stefano Campanella 06.2.18  È una felice coincidenza. Una delle coincidenze a cui Padre Pio ha abituato, fin da quando era in vita, i suoi devoti. Diceva infatti: «Chi combina le combinazioni?», ponendo la sua domanda come retorica e lasciando presagire la risposta: la Provvidenza, che talvolta “parla” attraverso piccoli segnali.

Piccoli come «il sussurro di una brezza leggera» attraverso cui il Signore si manifestò al profeta Elia (cfr. 1 Re, 9,12). Sta di fatto che madre Maria Crocifissa del Divino Amore, al secolo Maria Gargani, bruciando l’ultima tappa della causa, sarà proclamata beata approssimativamente 100 anni dopo il primo incontro con il mistico Cappuccino, avvenuto a San Marco la Catola, in provincia di Foggia nella primavera del 1918. Lo ha annunciato poco fa un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, in cui si legge che ieri Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei santi a promulgare, tra gli altri, il decreto di approvazione un miracolo attribuito all’intercessione della venerabile madre Maria Crocifissa del Divino Amore. Si tratta della guarigione da un tumore maligno del piloro di una donna di Torrecuso, in provincia di Benevento: Michelina Formichella. Quando i medici la operarono, nel lontano 1975, riscontrando che era piena di metastasi, decisero di ricucire senza proseguire l’intervento. A loro giudizio non c’era più nulla da fare. Ciononostante successivamente scomparvero tutti i sintomi e l’ammalata, che nel suo letto di dolore aveva invocato l’intercessione della suora morta in concetto di santità, è vissuta per altri 40 anni, fino al 2015, quando è morta per un infarto del miocardio.

Purtroppo del primo incontro fra la futura beata e Padre Pio nessuna fonte ha consegnato alla storia la data precisa. Sappiamo solo che da metà aprile di quell’anno il religioso pietrelcinese si recò nel paese del subappennino dauno per discutere col suo direttore spirituale, padre Benedetto Nardella da San Marco in Lamis, e sciogliere i dubbi che lo tormentano circa la direzione delle anime (cfr. Epist. I, 1022; Epist. III, 185 e s.). A San Marco la Catola era andata a vivere già da cinque anni la giovane insegnante Maria Gargani, originaria di Morra de Santis, in provincia di Avellino, dopo aver vinto un concorso nella locale scuola elementare. Quando seppe che era giunto in paese il Frate di santa vita che la dirigeva spiritualmente da due anni per via epistolare, Maria si precipitò al convento dei cappuccini per conoscerlo di persona. Così la diretta interessata ha descritto l’episodio sulle pagine del suo diario: «Vedendomi spuntare sulla porta della sacrestia, mi chiamò per nome e mi fece entrare in una stanzetta attigua, dove ci trattenemmo a parlare come due persone che si fossero conosciute da tempi remoti. Che soavità, che dolcezza nelle parole del Padre e che belle assicurazioni mi dava sulla mia anima! M’incoraggiava ad essere sempre più del Signore e fare in modo da glorificarlo nella mia vita! Io mi sentii veramente felice e svanirono dalla mia mente e dallo spirito tutte le ombre e tutte le pene». Non era la prima volta che Padre Pio la sorprendeva. In quel primo incontro, quando si accorse della sua presenza «sulla porta della sacrestia», la «chiamò per nome», pur non avendola mai vista in precedenza. Nella sua prima lettera, scritta il 26 agosto 1916, egli le rivelò che ancor prima di leggere i «preziosi caratteri» della sua calligrafia, «Gesù» gli aveva fatto «conoscere» la sua «anima» (cfr. Epist. III, p. 237).

Padre Pio rimase a San Marco la Catola circa un mese e la giovane insegnante ne approfittò per attingere a questa sorgente di spiritualità con cadenza quasi quotidiana. «Confesso – ha annotato ancora nei suoi appunti autobiografici – che nei colloqui col Padre ebbi a sorbire tanta infusione dello Spirito Santo, che mi faceva godere uno dei tocchi del Tabor, per cui l’anima desiderava, come gli apostoli, rimanere sempre lì, in quelle divine elevazioni dello spirito. M’insegnò, in quel tempo, come si fa per ascoltare la voce di Dio, quali sono i movimenti interni che ci fanno distinguere l’azione di Dio e quella del nemico». Successivamente gli incontri fra i due furono molto meno frequenti, soprattutto a causa l’inizio dei pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo, dopo la divulgazione della notizia della stimmatizzazione del Cappuccino. Più intensa è stata, invece, la corrispondenza epistolare, durata fino al 1923, quando il Sant’Uffizio ordinò al Frate “sotto osservazione” di troncare ogni rapporto con direttori e figli spirituali. Complessivamente il religioso scrisse alla maestra 67 lettere. Solo sua sorella Erminia, travagliata da una drammatica esperienza personale, ha ricevuto una lettera in più rispetto a lei. Nessun altro figlio o figlia spirituale è stato destinatario di tante missive del Cappuccino stigmatizzato.

Padre Pio, inoltre, era da lei considerato il co-fondatore dell’Istituto delle Suore Apostole del Sacro Cuore. Infatti Maria, sentendo la vocazione alla vita religiosa, veniva sempre ostacolata dai consigli del suo Direttore spirituale quando stava per entrare in una comunità. Un giorno, mentre era in preghiera nella chiesa madre di Volturara Appula, sempre in provincia di Foggia, dove era stata trasferita come insegnante elementare, avvertì l’ispirazione di fondare una nuova istituzione: le Apostole del Sacro Cuore, per dare continuità alle varie attività del suo multiforme impegno al servizio dei fratelli e della Chiesa. Quando lo rivelò al Frate, che continua a dirigerla spiritualmente, ricevette una risposta illuminante: «Ecco, finalmente, qui dovevamo arrivare! Questa è la volontà di Dio e fa’ presto ad andare dal vescovo. È bello! È bello!».

L’Opera, infatti, si sviluppò in breve tempo. Nacque come “Pia Unione” nel 1936. Nel 1945 trasferì la sua sede centrale a Napoli e si estese in Campania, Puglia, Lazio, Toscana e Sicilia. Il 20 giugno 1956 l’arcivescovo del capoluogo partenopeo, cardinale Marcello Mimmi, firmò il decreto che trasformava la “Pia Unione” in un vero e proprio istituto di suore di diritto diocesano e, un mese dopo, il 22 luglio, l’ormai ex insegnante elementare poté emettere la sua professione perpetua, assumendo il nome religioso di suor Maria Crocifissa del Divino Amore. Il 12 marzo 1963 giunse l’atteso provvedimento della Santa Sede che ha reso l’Istituto delle Suore Apostole del Sacro Cuore di diritto pontificio. In tutto questo percorso «non è stata mai assente la persona e l’anima di Padre Pio», ha rivelato la Fondatrice in un suo manoscritto.

Il 23 maggio 1973, all’età di 81 anni, madre Maria Crocifissa del Divino Amore ha terminato il suo cammino terreno, lasciando alle sue consorelle il compito di realizzare il suo grande desiderio: far varcare i confini nazionali all’Istituto, dal 1980 ad oggi molto attivo nel continente africano (in Burkina Faso e in Ciad).

Nel 1985 la superiora generale, madre Laura De Biase, ha avviato la pratica per la causa di beatificazione e canonizzazione di Maria Gargani, le cui spoglie mortali, dal 17 maggio 1992, riposano nella cappella della casa madre della Congregazione, a Napoli, a poche decine di metri dalla basilica della Madonna del Buon Consiglio a Capodimonte. Il 7 luglio scorso Papa Francesco ha approvato il decreto con cui la Chiesa ha attestato che madre Maria Crocifissa del Divino Amore, al secolo Maria Gargani, ha esercitato eroicamente le virtù cristiane. Oggi si è aggiunto l’ultimo tassello: l’approvazione del miracolo attribuito alla sua intercessione. Ora manca solo la comunicazione della data in cui sarà proclamata beata.

 

Stefano Campanella

Direttore di Padre Pio Tv e biografo di Maria Gargani (cfr. Il Sole a Mezzanotte, San Paolo, 2012)

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