‘Ed ecco, si avvicinò’, è stato lo slogan dell’Assemblea nazionale dei Consigli regionali Ofs ad Assisi

FB_IMG_1511993903321Vincenzo Bini 01.12.17  “Ed ecco si avvicinò”…chiamati ad annullare le distanze! Questo è lo slogan con cui si è presentato lo scorso fine settimana ad Assisi il neo-eletto consiglio nazionale dinanzi all’assemblea dell’Ordine Francescano Secolare d’Italia. Il precedente consiglio, durante tutto il periodo che ha accompagnato la fraternità nazionale al capitolo, si era congedato con un’esortazione: “Riempite d’acqua le anfore […] e portatene a colui che dirige il banchetto”. Un atto di affidamento al Signore, un invito alla conversione, a ripartire da noi stessi.

Oggi invece ci viene chiesto di fare un altro passo in avanti: liberati dalle catene che ci impediscono di vivere appieno la nostra vocazione, è tempo di “rimboccarci le maniche”, di metterci in gioco, senza “nasconderci” dietro le nostre fraternità, ma anzi riscoprendo quella dimensione di fraternità universale tanto cara a Papa Francesco. E per fare questo il consiglio nazionale affida a ciascuno di noi un progetto non “formativo” ma “educativo”, che guarda nella nostra vocazione: essere Chiesa, guardando ciò che accade intorno a noi e diventando presenza attiva nella società, mettendo a disposizione i nostri talenti.

Un progetto quindi non preconfezionato, ma da sviluppare all’interno delle nostre fraternità locali, le cui finalità siano la “vicinanza concreta”, la “prossimità fraterna a tutti gli uomini”, riconoscendo l’oggi come “presente”, come dono, vivendo le relazioni con uno stile evangelico (come ci ricorda la nostra Regola) e donando se stessi senza riserve, testimoniando una fede che si fa carne nella nostra quotidianità. Quali gli obiettivi di questo progetto? 1) essere “ponti” (mediatori di conflitti), desiderosi di creare legami empatici (non solo all’interno delle nostre fraternità); 2) essere fedeli nel servizio della presenza (non del presenzialismo) e dell’ascolto, accogliendo il rischio dell’incontro con l’altro e riconoscendone i bisogni (non i nostri); 3) vivere concretamente il mandato di “stare” con i poveri, i sofferenti e lenirne le ferite; 4) vivere la comunione con tutti i fratelli, una comunione che non significa necessariamente armonia, ma desiderare il bene dell’altro, amarlo!

E per raggiungere questi obiettivi non dobbiamo aspettare di avere degli strumenti perfetti, non dobbiamo avere paura di sbagliare! Dobbiamo metterci in gioco con la consapevolezza di essere “liberati e liberanti” perché solo così potremo farci toccare il cuore, “affidati e fiduciosi” senza la presunzione di essere protagonisti di questa missione, “responsabili” di chi ci viene affidato, di chi abita la terra ora e di quelli che verranno, “ascoltando con l’orecchio di Dio per poter parlare attraverso la sua Parola”.

Tuttavia, per utilizzare al meglio questi strumenti ci vuole metodo, ci vuole uno stile, una “riconoscibilità”, ovvero donare sapore a ciò che siamo chiamati a vivere nella quotidianità, in “fraternità” con ogni uomo, sentendoci parte di un’alleanza sorridente fra tutte le componenti della famiglia francescana, un’alleanza che può cambiare il mondo!

È necessario continuare una storia, ma il Signore si prende cura della nostra storia attraverso le persone che ci mette accanto. All’inizio di ogni nuovo ciclo ci si aspetta sempre delle novità, ma prima di pensare a cambiamenti “strutturali”, l’OFS deve ripartire da cuori rinnovati, dalla conversione a cui ciascuno di noi è chiamato, percorrendo le strade del nostro quotidiano, “abitando le distanze”. Basta con gli “esercizi di stile”: è tempo di sporcarci le mani, di fare cose “vere”, cose “alte” che ci avvicinino a Dio. Dietro le cose vere non possiamo nasconderci; non abbiamo più scuse! Dobbiamo essere “alleati”, senza essere necessariamente tutti d’accordo, ma convinti di andare nella stessa direzione, abbattendo i muri inconsapevoli delle “strutture”. Essere alleati significa raccontarci come il Signore opera nelle nostre vite, significa essere Chiesa, con un cuore che pulsa, con una carne che fa male come quella di Gesù e di Francesco. Se il nostro essere francescani non ci tocca la carne, vuol dire che stiamo continuando a fare esercizi di stile…

Questa è la nuova storia che ci viene proposta: essere coraggiosi, essere veri!

Vincenzo Bini

Ministro della Fraternità di Giovinazzo

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