Una nuova Pasqua, inizio di una nuova storia. Parole sparse dedicate a Nicodemo

capitolo03Tonino Daniele 03.04.15  La pioggia di quella giornata aveva destato alberi dormienti. Irrigato solchi aridi. Spianato zolle riarse. Un’esplosione di gemme in fiori aveva profumato e colorato l’intera valle. Tutto sembrava rinascere. Preludio e gioia di un nuovo inizio. Una resurrezione che dava vita alla morte. Ed il tuo cuore sanguinante aspettava quella pioggia. Sì, proprio quella! Anni di attese avevano inaridito la tua anima e spesso, invecchiato improvvisamente, hai cercato oblio nel peccato. Eppure sembrava che il tuo mondo potesse bastarti: i tuoi averi, il tuo sapere, i tuoi affetti, null’altro. Null’altro: il tuo <io> completamente appagato. Ma le certezze vacillano. I progetti svaniscono. Effimere consolazioni, non arginano dubbi e scoraggiamenti e la desolazione dello Spirito ti avvolge inesorabilmente. Nessun ormeggio a salvarti da acque agitate e venti contrari. Ingoiato da paure e risucchiato dal vortice della notte. Paura e paure. Grido e grida. Gemito e gemiti. Ma la Luce era più vicina delle tenebre: scorgerla, però, richiede cuori nuovi.


Era tempo di celebrazioni. Di tinte forti. Periodo di Pesach. Giorni di festa. Quell’anno – però – il ricordo dell’esodo e della liberazione del popolo israelita dall’Egitto cedeva il passo alla decisone del Sinedrio di processare Gesù, il Nazareno: un bestemmiatore. Le prove: nella natura confessoria delle sue parole: <Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi> (Gv., 14, 11-12); ed ancora: <Credetemi, io sono nel Padre e il Padre è in me > (Gv., 17, 7–14). Processo già istruito e la condanna, un atto dovuto per chi si proclama Figlio di Dio. Nessuna particolare tenuità del fatto ad impedire la procedibilità dell’azione penale. Nessuna difesa possibile. Unica preoccupazione per il Sinedrio: la cattura del Nazareno senza clamori. Ma trovare traditori non sarà difficile. In un bacio e trenta denari la soluzione del problema. E ad ogni crocicchio non si parlava d’altro.

Ma quella Pasqua sarebbe stata una “cosa” diversa. Sarebbe stata una “nuova” Pasqua: l’inizio di una nuova storia. Storia di conversione e di redenzione. Anche per te, mio caro Nicodemo. Soprattutto per te che cercavi senza sapere di avere già trovato.

Le voci su quel Nazareno si susseguivano: sentimenti contrastanti alimentano la voglia di verità. Ed un giorno un nugolo di persone intente a discutere t’incuriosì. Tra di loro un tale di nome Giovanni (uno dei pochi discepoli rimastogli ancora fedele) prese le sue difese: <Non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma a dare ad essa pieno compimento> (Mt., 5, 17-37). Quella gente non capì. Il discepolo semplificò: <Solo attraverso Gesù si può entrare nel Regno dei cieli> (Mt., 7, 15-23). E’ Lui la misura. E’ Lui che “riempie” i comandamenti. La tua giustizia non è più sufficiente e la tua legge non ti salverà: è necessario un “di più”, un “di più” più grande. La quantità – però – non c’entra. L’Amore è questione di qualità e le norme servono a poco: propongono solo modelli, e questi non bastano. Ed ecco la tua metamorfosi: il figlio del carpentiere aveva qualcosa da dirti. Era necessario che tu lo ascoltassi prima di decretarne la morte. Discolparsi è un diritto dell’indagato. E poichè il nominare chiama ed il chiamare avvicina ciò che chiama (cfr., Martin Heidegger, In cammino verso il linguaggio), l’incontro divenne inevitabile. Aspettare non era più possibile. Un’altra notte non doveva passare. Il Signore non può attendere.

Di notte. Hai scelto la notte: protegge da sguardi indiscreti. Elimina l’inutile e valorizza l’essenziale. Svaniscono le cose e si ascolta solo la musica delle parole. E’ tempo d’intimità e di silenzi, e l’incontro con l’Atteso non ammette distrazioni, parzialità. E’ tempo divino: rivela ciò che il giorno nasconde. Quella notte il sonno e la stanchezza non ti vinsero; e, mentre il buio diventava sempre più profondo, ti avvicinavi al luogo dell’incontro. Un orto, detto “Degli Ulivi”: luogo di passione e di paure, di preghiere e speranze. In esso si suda sangue, ma ci si affida alla volontà del Padre. Ci si abbandona ad essa (Lc., 22, 39-46). Ma la notte ti stava tendendo la mano: la mano salvifica del Signore. E <tutto nella nostra vita incomincia con un incontro>.

Era lì – immobile e silenzioso – ad aspettarti. Lui precede sempre, <è come un fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera> (cfr., Discorso del Santo Padre Francesco al Movimento di Comunione e Liberazione, Roma 7 marzo 2015). Ti colpì il suo volto che una lampada ad olio illuminava: sembrava scrutare ogni angolo del tuo cuore. Ogni anfratto della tua anima. Sembrava sapesse già dei tuoi tormenti, delle tue debolezze, dei tuoi peccati. Della tua notte (cfr., Sal., 138-139). Era il volto della Grazia. Della (com)passione. Era la carezza della Misericordia verso il tuo peccato: luogo privilegiato dell’incontro. Di ogni incontro con il Signore (cfr., Papa Francesco, cit.). Volto rassicurante.

Una leggera brezza muoveva le sue vesti. Solo quelle: immobile tutto il resto. E finalmente faccia a faccia con il Nazareno. A tu per tu. Oh quante cose avresti voluto chiedergli! ma sembravi impietrito, per un attimo trasalito. Una sola parola ti suggerì il tuo cuore: <Rabbì>, Maestro. Pensavi di essere già alla sua sequela: sangue del suo sangue. E Lui, che conosceva tutte le tue nientità, con un gesto della mano quasi impercettibile, t’invitò al suo fianco: gesto accogliente. E, superate le paure, hai riconosciuto nel figlio del carpentiere, il Figlio di Dio. Il Veniente: <noi sappiamo che sei venuto da Dio come maestro. Nessuno, infatti, può fare questi segni che tu fai se Dio non è con lui> (Gv., 3, 1-21). E’ stata la tua (parziale) professione di Fede.

Ma qualcosa era necessario chiarire: il tuo cuore era avvolto ancora nel dubbio e nell’incertezza e la tua anima languiva ancora nell’affanno. E’ necessario, caro Nicodemo, <rinascere dall’alto>, lasciarsi guidare dallo Spirito. Un nuovo modo di guardare, di ragionare, di vivere. Una ri-generazione spirituale. E solo così si apriranno le porte del Regno. Non ci sono scorciatoie. La tua salvezza passa attraverso l’Amore: non quello dell’uomo per Dio, ma quello di Dio per l’uomo. E’ Dio ad amare per primo e completamente <tanto da dare in dono il Figlio unigenito> per la salvezza di tutti. Anche la tua.

Non hai mai detto delle lacrime che, dopo aver ascoltato le parole del Nazareno, iniziarono a solcare il tuo viso: erano quelle la tua vera (e totale) professione di Fede. Nessuno le ha viste e tutti hanno pensato che amassi il Signore <solo a metà> (cfr., Gregorio Nazianzeno, Discorsi). Intanto la notte schiariva: alba di un nuovo giorno, di una nuova storia, di una nuova vita. E mentre ti allontanavi risuonarono in te queste parole:

<E’ buio dentro di me, ma in te c’è la luce.

Sono solo, ma tu non mi abbandoni.

Sono impaurito, ma presso di te c’è aiuto.

Sono inquieto, ma presso di te c’è la pace.

Io non comprendo le tue vie, ma tu conosci la mia>.

[Dietrich Bonhoeffer]

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P.S. Chiedo scusa a quanti mi leggeranno per aver citato insieme Martin Heidegger e Dietrich Bonhoeffer: chi ha teorizzato i campi di sterminio e chi, in essi, vi ha trovato la morte.

Tonino Daniele

Fraternità Ofs San Marco in Lamis

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