La spesa ‘sospesa’. Da San Marco in Lamis una intuizione che il nostro Ordine potrebbe promuovere

carrello-della-spesaTonino Daniele 17.06.13  Vero: non siamo una associazione assistenziale a favore dei disperati, ed io non penso farò mai l’assessore ai servizi sociali del mio Comune. E’ tutto vero quanto è vero però «che noi saremo giudicati da Dio sulla carità, su come Lo avremo amato nei nostri fratelli, specialmente i più deboli e bisognosi» (Papa Francesco, Udienza Generale del 24 Aprile 2013). Il cingolo deve cingere i nostri fianchi insieme a quelli del nostro fratello più bisognoso. Se non è così, è tutto inutile.

Dalle Fonti Francescane: «Fu liberato dalla prigione poco tempo dopo e divenne più compassionevole con i bisognosi. Propose anzi di non respingere nessun povero, chiunque fosse e gli chiedesse per amor di Dio. Un giorno incontrò un cavaliere povero e quasi nudo: mosso a compassione, gli cedette generosamente, per amor di Cristo, le proprie vesti ben curate, che indossava È stato, forse, da meno il suo gesto di quello del santissimo Martino? Eguali sono stati il fatto e la generosità, solo il modo è diverso: Francesco dona le vesti prima del resto quello invece le dà alla fine, dopo aver rinunciato a tutto. Ambedue sono vissuti poveri ed umili in questo mondo e sono entrati ricchi in cielo. Quello, cavaliere ma povero, rivestì un povero con parte della sua veste, questi, non cavaliere ma ricco, rivestì un cavaliere povero con la sua veste intera. Ambedue, per aver adempiuto il comando di Cristo, hanno meritato di essere, in visione, visitati da Cristo, che lodò l’uno per la perfezione raggiunta e invitò l’altro, con grandissima bontà, a compiere in se stesso quanto ancora gli mancava» (Tommaso da Celano, Vita seconda di San Francesco d’Assisi, FF 585).

E dopo le citazioni, la proposta: la spesa “sospesa”. All’atto di pagare la spesa, pago un panino (o altro bene di prima necessità) a disposizione di chi è nel bisogno. Bisogna rispondere al grido d’aiuto lanciato da quanti sono nella necessità; dare il proprio contributo per alleviare uno stato di malessere diffuso. Rimane un semplice gesto di carità che possiamo fare tutti. Un atto che non gonfia (cfr. 1 Cor 13, 1 segg.)  perché mai nessuno verrà a ringraziarci e che potrebbe rivelarsi a favore del mio nemico (cfr. Mt 5, 44). Ed è bellissimo, direbbe Papa Francesco.

Tanti diranno (con faciloneria) che è tutto inutile; che non si risolve con questi piccoli gesti la grave crisi economica. Luoghi comuni: mascherano solo il nostro egoismo.

Bene, basta non vedere più quella persona che fruga nel cassonetto dell’immondizia alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Quel qualcosa che il nostro palato raffinato ha rifiutato. Immagino la sua preghiera che nasce dal cuore e dalle lacrime: «Fa, o Signore, che io riesca a trovare un tozzo di pane». E, per me, è già un ottimo risultato. Sicuramente un piccolo risultato che regalerà anche un momento di gioia; ma, mi sembra che a Dio i numeri non interessino. Tiepidi coloro che aspettano di trovare la soluzione definitiva ai problemi; piuttosto, bisogna “festeggiare ogni piccolo indizio di regno che sia a portata di mano”. E’ vero: siamo così portati a lasciarci impressionare dalla naturale tristezza della condizione umana da non riuscire più a testimoniare la gioia che si manifesta in tanti modi modesti, ma molti concreti (cfr. Henri J. M. Nouwen, L’abbraccio benedicente, Meditazione sul ritorno del figlio prodigo).

La carità rimane uno strumento per testimoniare l’Amore di Dio: soltanto chi ama Dio sa consumarsi per i fratelli. Dobbiamo iniziare ad anteporre il tu all’io.

Per tornare alla spesa “sospesa”:  il copyright è napoletano. Un signore entra in un bar, beve un solo caffè ma ne paga due. Il secondo caffè si chiama “sospeso” e sarà a disposizione, in giornata, di chiunque. Quindi, se non ho soldi posso entrare in un bar e chiedere se c’è, appunto, un “sospeso” (per saperne di più: A. Pascale, Quella tazzina che ci rende altruisti; S. Montefiori, Gli indignati francesi adottano il caffè sospeso, in Corriere della Sera, 21 aprile 2013; L. Patruno, Caffè sospeso. Torna la bontà, in Gazzetta del Mezzogiorno, 27 aprile 2013).

«Un mondo dove non esisteranno più persone che devono chiedere, in senso lato, sospesi per vivere, sarà un bel mondo, e potremmo allora essere orgogliosi e – perché no? – vantarci dei nostri gesti d’altruismo» (A. Pascale, cit.). Dei nostri piccoli gesti di amore, certi che riveleranno la fede che è in noi. Perché, «fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere, che utilità ne ricava? Potrà forse la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella si trovano senza vestito e mancanti del cibo quotidiano e qualcuno di voi dicesse loro ‘Arrivederci, andate in pace, scaldatevi e saziatevi da voi’, e non deste loro ciò che è necessario per il corpo, che utilità ne avreste? Così anche la fede, se non ha le opere, è morta in sé stessa» (cfr. Gc 2, 14-17). E’ necessario dare una risposta  a queste domande.

Del resto la fede opera mediante la carità che rappresenta la pienezza di tutti i comandamenti.

Pace e Bene.

Tonino Daniele
Fraternità Ofs San Marco in Lamis

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