I tre giorni della III edizione della Tenda Francescana della Fraternità di Giovinazzo

TendaFrancescana_2015_4Maria Caravella 20.09.15  Salvaguardia del creato e misericordia, temi cari e ricorrenti nella predicazione di papa Francesco, sono stati gli argomenti che hanno fatto da filo conduttore alle tre giornate della 3^ edizione della tenda francescana, svoltasi, ancora una volta, fuori dalle mura del Convento, in piazza delle Rimembranze, nei giorni 9-10-11 luglio 2015 e che ha visto impegnata tutta la Comunità francescana (Frati, OFS, Gifra). “Dal cuore della terra al cuore dell’uomo” è stato il titolo dato alle tre giornate, a sottolineare che senza l’impegno personale, senza la individuale rivoluzione del cuore, che poi si chiama conversione, il rapporto con il creato e tutte le sue creature non può subire un’inversione di tendenza. Le giornate hanno avuto un programma articolato e ricco: lodi al mattino, ascolto e confessioni da parte dei frati, recita del S. Rosario, catechesi e momento di condivisione.

Video a tema, cartelloni sui temi trattati: le buone pratiche…, e la visualizzazione delle opere di misericordia corporali e spirituali, hanno colorato e costituito la scenografia della “piazzetta del Calvario”. Inoltre si è pensato di dare anche, nella nostra semplicità, un taglio esemplificativo, collocando dei contenitori coloratissimi di raccolta di tappi di plastica, per lo stimolo alla raccolta differenziata che ancora non plana nel nostro territorio.

Per riflettere su tutto questo, il 1° giorno Don Vito Piccinonna, rettore dei SS. Medici di Bitonto, ci ha parlato della “Custodia del creato e delle sue creature”. Molti gli spunti e i rimandi alla recente enciclica di Papa Francesco “Laudato si”. “Tra i primi compiti che Dio ci affida in Genesi, quindi agli albori della Creazione, c’è quello di custodire il Creato e le sue creature, non quelle di pregare soltanto” ha detto Don Vito. Custodire, parola semplice, ma ricca di implicazioni: vuol dire “prendersi cura di…, rispettare, avere a cuore, far crescere come un bel giardino, lodare, come faceva il buon Francesco d’Assisi, “essere riverenti”, “considerare, cioè, come Dio opera e lavora” per ognuno di noi, regalandoci tutto sulla terra; considerare e osservare che tutti i beni discendono dall’alto, per cui “custodire il Creato” significa amare la terra e le sue creature. In un mondo in cui la vita pesa meno del denaro, del petrolio, la custodia del creato rientra a pieno titolo al centro della nostra fede, al centro del nostro Credo, e il suo non rispetto è tra i peccati che dovremmo confessare. “L’impegno ecologico richiede, pertanto, consapevolezza della situazione limite cui i nostri comportamenti hanno condotto Madre Terra e responsabilità verso tutta la Creazione. Per cui tutti siamo coinvolti: ognuno nel suo piccolo è chiamato a fare qualcosa:

  • cambio di mentalità,
  • raccolta differenziata, anche se ci costa fatica,
  • essere attenti a tutto quello che viene fatto nel proprio territorio e far sentire la propria voce, che poi “è quell’uscire dalle sacrestie”, “quella partecipazione attiva” tanto cara al nostro Papa.

Grazie a Don Vito per gli spunti e le riflessioni che ci ha offerto, che faticosamente ho cercato di sintetizzare.                                                                                               La serata si è conclusa con la distribuzione di sacchettini con “semi”, segno di speranza per la vita che si rinnova.

La 2^ giornata ha avuto come relatore il nostro fra Francesco Neri, come tema: Gesù, il cibo … Con un discorso serrato, essenziale e a tratti familiare ci ha parlato della sacralità del cibo e, soprattutto, del pane, base dell’alimentazione di ieri (Ebrei, nonni) e di oggi. Sacralità fondata in quel “dacci il nostro pane quotidiano” che recitiamo nel Padre Nostro. “Dacci” significa chiedere il pane a Dio, significa riconoscere con un grande gesto di umiltà che non abbiamo in noi la vita, ma che abbiamo bisogno di qualcosa, di Qualcuno, radice e fonte della nostra felicità. Ma in quel chiedere, quando diciamo ”nostro”, c’è anche un segno di grande responsabilità: il pane è anche frutto del lavoro dell’uomo; quasi a dire: è vero che tutto dipende da Te, ma sono pronto a collaborare con Te per procurarmelo; cioè dentro quel pane c’è la nostra fatica, il nostro sudore di uomini ed inoltre quel “nostro” ha anche una valenza relazionale; quel pane non è soltanto “mio”, ma è appunto “nostro”, ne hanno bisogno anche gli altri, di cui siamo responsabili. “Quotidiano”, cioè ogni giorno, vuol dire che ci dobbiamo accontentare di quello che ci serve oggi, vivere pienamente il presente nella fiducia in Dio.

Quanto diverse sono le nostre vite! Sempre affannati, sempre agitati, fermi nei ricordi (per non dire rancori) del passato e molto preoccupati del nostro futuro, di cui non abbiamo certezza. Come sarebbe bello “Occuparsi delle cose senza preoccuparsi” ha aggiunto Neri, citando Padre Pio, in quanto Gesù desidera la nostra pace. Ancora di cibo e di pane si parla nel miracolo della “moltiplicazione dei pani”. “Dio c’è e agisce, ma… vuole sempre la nostra collaborazione. La prima provvidenza, ha aggiunto fra Francesco Neri, siamo noi: la nostra intelligenza, il nostro darci da fare, il fare la nostra parte. Dai cinque pani e due pesci si arriva ad una grande quantità di cibo, perché il cuore di quegli uomini si era commosso al solo sentirlo parlare e avevano condiviso quello che avevano. Quindi, ancora una volta, il miracolo più grande è quello del “cambio del cuore”. Ieri come oggi. Se solo mettessimo insieme le cose che abbiamo, ce ne sarebbe abbastanza per tutti! Dopo un ulteriore rimando all’ultima cena, la serata si è conclusa distribuendo del pane, segno di condivisione e comunione.

L’ultima catechesi, quella del giorno 11, è stata tenuta dal neo Ministro provinciale OFM Cappuccini della Provincia di Puglia, fra Alfredo Marchello, che ci ha parlato della “Misericordia”. Spaziando dal vecchio, al nuovo testamento, citando le lettere di S. Paolo, con uno stile semplice, essenziale, francescano, ci ha spiegato che tutta la scrittura è un racconto di Misericordia e se vogliamo parlare di Dio, possiamo solo pensare a “questo atteggiamento bello” nei nostri confronti, quello di un Padre misericordioso. Certo le nostre categorie umane vorrebbero ridurlo ad un giudice, ad un governante che amministra la giustizia con un bilancino, ma non è così. Non c’è nessuno che sia vero, sano, bello, senza peccato, se non Lui; chi potrebbe dire “Io sono a posto?” Per cui il bello della fede è che Lui ci insegna la misericordia, praticandola con noi. Per cui questo è l’atteggiamento che dobbiamo avere gli uni con gli altri. “Dobbiamo essere esperti di misericordia, nel riceverla e nel darla”. Azzerare, pareggiare i conti fra di noi, porsi nel modo più giusto nei confronti della miseria, della povertà, dei limiti dell’altro, perché solo così la nostra vita cresce e diventa più matura. Ma tutto questo non è facile per niente!.. E allora partiamo, ha aggiunto fra Alfredo, da noi stessi, come sempre. Intanto impariamo ad essere felici, contenti dell’amore di Dio in Gesù e di tutto quello che abbiamo; e poi felici, contenti, misericordiosi nei confronti degli altri, ricordando che il cristianesimo non è ciò che “Dio è”, ma ciò che “Dio fa”. Il cristianesimo è questo: è uno stile di vita difficile da accettare per chi pensa che ci si possa salvare solo con atti devozionali.

La serata si è conclusa con un momento musicale a cura della band di fra Francesco Cicorella Ofm. La partecipazione è stata buona, anche se…, ma dobbiamo eliminare la mania, il problema dei numeri, come ha detto Don Vito Piccinonna.

Un forte grazie a tutti coloro che si sono prodigati per la riuscita di questo evento.

Maria Caravella

Fraternità Ofs Giovinazzo

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